Salute e benessere

BASILICATA. DPI COVID-19 E COMPETENZE SUI TAMPONI

4 marzo 1840.In questa mia opera, Voi troverete, Eccellenza, dipinte le più grandi sciagure dell’umanità. Sono certo ch’esse desteranno nel Vostro cuore benefico un fremito di compassione, e vi animeranno a proteggere sempre più le scienze utili, segnatamente quelle che hanno per iscopo di preservare la società dal più temuto dei mali, dal flagello più grande e più distruggitore dell’umana specie. Gli uomini veri benemeriti dell’umanità non sono tanto quelli che pubblicano Opere utili, e che coi loro scritti, coi loro lavori diffondono nel pubblico conoscenze importanti e proficue, quanto quelle che le proteggono, e che colla loro autorità e con generoso impulso, li incoraggiano a tentar nuovi sforzi per meglio contribuire ai progressi della scienza  e all’utile della società.” Questa la premessa di Angelo Antonio Frari, medico italiano, noto per gli studi di carattere epidemiologico, all’interno del suo testo  “Dalla peste e della pubblica amministrazione sanitaria”. Il medico scrive quest’opera con l’intento di preservare la salute degli uomini.

Una pandemia è un evento straordinario che si verifica, nel tempo, in maniera imprevedibile. Seppur ogni evento pandemico sia unico nel suo genere è utile guardasi indietro, per meglio trarre qualche spunto di riflessione teso alla comprensione anche di ciò che stiamo vivendo oggi. Intanto partiamo dai dati odierni. Sul sito del Ministero della Salute, Distribuzione DPI in Italia si può consultare il sistema di “Analisi Distribuzione Aiuti”, in tempo reale, teso a chiarire quanti dispositivi ed apparecchiature vengono distribuiti dalla Protezione Civile alle Regioni. Il totale di dispositivi di protezione individuale (DPI), apparecchiature, secondo i dati riportati sul sito ammonterebbero a 750.438 per la Regione Basilicata; la tipologia dei prodotti è suddivisa in: consumabili con 750.359 e non consumabili con 79. Il trend giornaliero di distribuzione parte dal 01/03/2020 ed è aggiornato al 06/04/2020. Dalle tabelle riportate nel sito si evince che in Basilicata sarebbero state distribuite 598.151 mascherine, nello specifico 421.730 chirurgiche, 118.321 FFP2 e 100 FFP3. Inoltre, per completezza d’informazione, si possono visualizzare tutte le voci riferite al materiale di approvvigionamento teso a fronteggiare l’emergenza Covid-19, dai calzari/sovrascarpe ai camici impermeabili a maniche lunghe.  Veniamo ora al personale sanitario impiegato  in Basilicata (troverete alcuni link con dati aggiornati ed esaustivi, altri non aggiornati, tutti i dati sono di consultazione pubblica). Sul sito dell’Asm di Matera si legge che: il totale dei dipendenti è di 2.304, in particolare, 1007 maschi, 1297 donne (413 medici, 944 personale infermieristico, 230 Operatori Socio Sanitari); Asp di Potenza, con Lauria, Venosa e Chiaromonte, circa 1885; S. Carlo di Potenza (ricordiamo che il riordino del “Sistema sanitario regionale di Basilicata” risale al 2017, con la legge regionale n.2 del 12 gennaio) con Lagonegro, Melfi e Villa d’Agri a circa 2500 unità. Possiamo suddividere i Medici di base, presenti in tutta la Regione Basilicata, attraverso unità ricadenti in ambiti territoriali così suddivisi: Potenza n.136, Vulture n.73, Lagonegro n.70, Villa d’Agri n.45, pediatri Asp n.38, Matera e Provincia n.170, pediatri Provincia di Matera n.26.

Parliamo ora della Circolare del Ministero della Salute, del 03/04/2020, in merito la pandemia di Covid-19 “Aggiornamento delle indicazioni sui test diagnostici sui criteri da adottare nella determinazione delle priorità”. Questa circolare ha destato numerose discussioni in merito alle competenze e la tempistica di esecuzione dei “test diagnostici”. A tal proposito, ascoltiamo un parere tecnico, molto esplicativo, dell’avv.ta Antonietta Pitrelli, professionista da oltre 15 anni in materie legali “ORIENTAMENTI GENERALI SU CIRCOLARI E FONTI DEL DIRITTO/COVID19. La CIRCOLARE del Ministero della Salute del 03/04/2020  ci offre in riferimento alla Pandemia di COVID-19 aggiornamento delle indicazioni sui test diagnostici e sui criteri da adottare nella determinazione delle priorità. Aggiornamento delle indicazioni relative alla diagnosi di laboratorio. In Italia, la circolare non è considerata un atto normativo. Dal punto di vista giuridico gli ordini e le disposizioni contenute nella circolare hanno validità limitata all’ordinamento interno dell’organizzazione e non trovano, quindi, applicazione nei confronti dei soggetti esterni.Circa il valore giuridico della circolare bisogna premettere che il nostro sistema giuridico è basato sul rispetto di tre livelli di “fonti del diritto”, collocate secondo una logica piramidale. Le circolari non compaiono nelle suddette fonti, non costituiscono fonte del diritto e, quindi, non sono vincolanti né per i cittadini, né per i giudici. Solitamente le circolari vengono emesse per diramare le istruzioni operative a seguito dell’introduzione di una novità o di controversie sorte nell’applicazione della legge. Le circolari quindi non possono definire i principi fondamentali del sistema sanitario che vengono definiti con leggi dello Stato e attuati dalle Regioni. Il carattere straordinario dell’epidemia giustifica l’attivazione del sistema nazionale della Protezione civile, che senza sostituirsi alle strutture sanitarie regionali, assicura loro un supporto per approvvigionamenti di medicinali e dispositivi medici, allestimento di nuove strutture ospedaliere, apporto di personale sanitario. In linea di principio le disposizioni statali non sono derogabili da provvedimenti emananti da enti regionali e locali. Anche qualora vi siano esigenze dovute all’emergenza sanitaria le istituzioni operanti ai diversi livelli di governo non potrebbero disattendere o discostarsi dalle decisioni statali.Tuttavia, qualora vi siano comprovate criticità legate ai singoli territori le deroghe a livello regionale e locale sono giustificate. Ovviamente deve trattarsi di deroghe più stringente rispetto alle prescrizioni statali. Da sempre le ordinanze urgenti, imprevedibili e straordinarie emesse a livello locale sono state riconosciute costituzionalmente legittime, purché siano finalizzate a fronteggiare situazioni imprevedibili e rispettino i principi generali dell’ordinamento giuridico. E’ dunque riconosciuto in capo alle Regioni il potere di adottare autonome decisioni relative all’organizzazione ed erogazione delle prestazioni sanitarie in caso di emergenza pandemica, volto a tutelare il diritto alla salute di ogni cittadino, così come garantito dall’art. 32 della nostra Costituzione, tra cui la scelta di effettuare o meno tamponi a tutta la popolazione regionale. “L’Avv.ta Pitrelli conclude “Ovviamente una scelta in tal senso deve essere adeguatamente motivata sul piano dell’efficacia clinica e subordinata alle risorse economiche regionali disponibili.Un intervento governativo molto più penetrante, a carattere sostitutivo e temporaneo nella gestione dei servizi sanitari regionali è ipotizzabile, in virtù dell’art. 120 della nostra Costituzione, solo a fronte di un’ingiustificata inerzia, di una manifesta incapacità ed inadeguatezza delle strutture sanitarie regionali nel garantire le necessarie cure alla popolazione anche in caso di epidemia.”

Avv.ta Antonietta Pitrelli

All’interno della circolare del Ministero della Salute, in merito all’esecuzione dei tamponi sul personale sanitario, si legge “Si ribadisce, inoltre, che nei laboratori autorizzati per le analisi dei tamponi, la presentazione di campioni afferenti a personale sanitario dovrà ottenere priorità assoluta e la comunicazione del risultato dovrà avvenire in un arco di tempo massimo di 36 ore.”

Pandemie, quando la storia ci racconta …

Gli anni compresi tra il 1347 e il 1350 hanno segnato la memoria dei cronisti, non solo del tempo, in quanto una grande pandemia “la peste nera” imperversa per tutta l’Europa e l’Italia è stato il primo paese ad esserne colpito, un pò come accaduto oggi con il COVID-19. Ma le analogie continuano. Il morbo della peste giunge dall’Oriente, colpisce tutti in maniera “democratica”, secondo alcuni storici si evolve da bubbonica a polmonare e subentra una sorta di “distanziamento sociale” che va a ledere (ricordiamo che nel 1347 le conoscenze di carattere medico-scientifico erano limitate), addirittura, i “legami familiari”. Con la peste e con il COVID-19 si muore da soli, vero è che nel Medioevo le ragioni sono differenti rispetto …. oggi, ma è pur vero che gli affetti familiari non possono assistere agli ultimi istanti di vita del proprio caro, allora come oggi, anche gli “effetti personali” dei defunti non possono essere restituiti ai parenti. In un articolo redatto da Il Resto del Carlino, pubblicato il 31 marzo, si legge “L’altro giorno – spiega Marcello Evangelista, segretario regionale Uil Fpl e infermiere nel reparto di rianimazione di Civitanova – la moglie di un paziente mi ha detto che stava cercando una testimonianza del marito, mi ha detto ‘sto cercando la carta d’identità, la patente, qualsiasi cosa mi faccia ricordare di lui. Quando sono entrato in questa piccola stanza, alla ricerca dei documenti di quell’uomo, sono rimasto come paralizzato. Ho visto un mucchio di sacchi neri, messi in un angolo, perché quando si è in guerra non si può andare molto per il sottile, e mi sono reso conto che dentro ciascuno di quei sacchi c’è tutta la vita di una persona. Questo mi ha fatto molto male. Possiamo restituire solo alcuni oggetti, come il portafoglio e la fede, ma non i vestiti. Pantaloni, camicia, scarpe sono invece portati via, e smaltiti con i rifiuti speciali”.

La vita, allora come oggi, muta, come pure le abitudini quotidiane. La gestione di una pandemia non è cosa semplice. Anche nella Venezia del 1348, in piena emergenza “peste”,viene eletta una commissione composta da Savi, a questi ultimi spetta “mettere in campo” azioni di carattere logistico e sanitario tese a contrastare il morbo. Le tradizioni liturgiche subiscono dei cambiamenti, come anche le attività commerciali, chiudono le osterie. Il personale medico del 1348 accantona ogni “codice morale”, speculando sulle prestazioni che si fanno pagare a “peso d’oro”, oggi, fortunatamente, così non è, tanto che “gli angeli della salute” sacrificano se stessi, la loro incolumità, per tutti noi. 

Mary Padula

Si laurea presso l’Università degli Studi di Perugia in Lettere (vecchio ordinamento) con una tesi sperimentale in Archeologia Cristiana. Ideatrice,organizzatrice e Presidente del Comitato tecnico del Primo Congresso Internazionale di archeologia, arte e storia lucana (Anglona-Tursi 2007). Nel 2013 conduce e redige articoli per il TGBlu con sede a Scanzano Jonico, ha collaborato con diversi organi di informazione. Regolarmente iscritta presso l’Ordine dei Giornalisti della Basilicata, elenco dei Pubblicisti, nel 2018 fonda e dirige 106 Express.