Genitori che contestano i voti dei figli.
Canicattì’: una coppia genitoriale denuncia al Tar la scuola media frequentata dal figlio e conclusasi con un “ottimo” a fine percorso.
Questi genitori non hanno mandato proprio giù il 9 del ragazzo : hanno chiesto che il figlio fosse riesaminato per concorrere al 10, eccellente! La risposta del Tar arriva a distanza di tre anni e i giudici si pronunciano così “Come noto, la scuola, nel valutare la preparazione degli alunni, non applica scienze esatte che conducono ad un risultato certo ed univoco”………….” (da www.lasicilia.it) ma formula un giudizio tecnico connotato da un fisiologico margine di opinabilità, per sconfessare che non è sufficiente evidenziare la mera non condivisibilita’ del giudizio, dovendosi piuttosto dimostrare la sua palese inattendibilità”. I genitori sono stati condannati a pagare mille euro di spese legali. La condanna inflitta ai genitori, a mio modesto parere, non da il giusto senso a questa vicenda che mette il ragazzo (oggi diciassettenne!!! ) in una posizione dicotomica: da un lato non ha soddisfatto i suoi genitori che pretendevano da lui il massimo, dall’altro gli arriva ben chiaro il messaggio che tra lui e i genitori c’è di mezzo un sistema scolastico e uno giudiziario… per quello intimo non c’è più spazio! Ma il punto, dunque, è il rapporto SCUOLA-FAMIGLIA, di cui ci si occupa ormai da tempo e probabilmente nel modo sbagliato? E’ davvero di questa relazione che noi psicologi dobbiamo parlare? E’ innegabile che i genitori non si affidano più agli insegnanti per i propri figli com’è vero che sono sempre più numerosi i genitori che si “ribellano” ai docenti perché giudicano un’ingiustizia quel voto (giudizio!) piuttosto che un altro. Siamo certi che sia questo il dilemma di cui dobbiamo occuparci in quanto esperti della relazione? Io credo che la questione sfiora la tragedia del giudizio! Ho la pelle d’oca ad immaginare questi ragazzi, futuri adulti, incastrati nel senso del giudizio come un’etichetta che non ti togli più, come una ragnatela dalla quale non ne esci mai più! Allora, presa dal senso di coscienza come nuova genitrice e come psicologa, ho scelto di interrogarmi con voi su quanto sia necessario dare un numero (voto) ai nostri figli e quanto, invece, possa essere utile per loro, dare uno spazio di riflessione e pensiero senza un’armatura addosso che diventa strumento per gli altri e non crescita per la propria individualità. In tal senso mi permetto di riportare le parole di un’insegnante da “ il comune-info.net di Rosaria Gasparro”: “liberare il nostro immaginario dall’ansia produttivistica e dalla dittatura dei numeri che condizionano la vita di ogni giorno e il nostro modo di costruire relazioni, è un esercizio complicato. Fin dalla scuola primaria i voti separano i bambini gli uni dagli altri….Da maestra ho preferito l’incontro, il piacere di costruire insieme la conoscenza…ho investito nel tempo…”. Con l’augurio di avervi donato uno spazio di riflessione.
Mariangela Guerra