Quattro domande a…
In vista delle prossime consultazioni regionali, “106 Express” ha chiesto a Viviana Verri, sindaco del M5S di Pisticci, Claudio Scarnato, segretario provinciale del Pd, e Domenico Bianco, coordinatore provinciale Lega-Salvini Premier, di dire la loro sul tema.
(in foto: Claudio Scarnato, Viviana Verri, Domenico Bianco)
Queste le domande che abbiamo posto ai nostri interlocutori. La politica sembra sempre più lontana dalla gente comune. Da dove dovrebbe ripartire la politica lucana per riconquistare credibilità?
V: “Dovrebbe fare chiarezza sui temi più importanti e che stanno più a cuore ai cittadini, come le tematiche ambientali, dove si assiste sempre più ad una contrapposizione tra estremi: la denuncia del danno a tutti i costi e la rassicurazione estrema, entrambi ugualmente pericolosi per lo sviluppo e la tutela del territorio”.
S. “Il Pd ha registrato, dopo il voto del 4 marzo, la necessità di ripartire attraverso il coinvolgimento dei territori. Il tour messo in campo dal segretario regionale Mario Polese “Rigeneriamo la Basilicata” serve proprio a questo, raccogliere le istanze del territorio per l’elaborazione del programma regionale. Inoltre, entro il 30 maggio si rinnoveranno tutti i circoli comunali e provinciali attraverso i congressi. Quindi una riorganizzazione del Pd per garantire la massima partecipazione dei territori e il coinvolgimento della società. Il vero tema per il futuro che la politica deve affrontare è l’astensionismo. Dobbiamo ripartire dalle periferie per una società a misura d’uomo e p migliore, che garantisca equità e giustizia sociale. Questo è il compito che intende assumersi il Pd della provincia di Matera”.
B. “Innanzitutto cambiamo gli interpreti della politica: per fare questo è necessario che anche i lucani cambino il modo di votare i loro rappresentanti sul territorio, svincolandosi da legami di parentela e assistenzialismo che hanno vincolato il voto fino ad ora. Cambiamo noi il voto per eleggere un governo regionale e dei politici che ci rappresentino. L’invito a tutti i lucani liberi di rendersi parte attiva nel processo di formazione delle liste perché prevalgano logiche di meritocrazia e capacità per una gestione innovativa ed imprenditoriale della Regione. Solo così eleggeremo politici capaci, credibili e rappresentativi del territorio”.
Questione bilancio e conti pubblici regionali: la nostra è una Regione fondata sulle royalties, peraltro spesso mal utilizzate. Cosa fare per cambiare marcia?
V: “Occorre fare ordine nei conti pubblici, tagliare gli sprechi, razionalizzare le risorse e avviare una gestione più oculata dei beni pubblici. Dobbiamo svincolarci dai soldi che provengono dalla filiera del petrolio che, la storia ci insegna, sono stati spesi male e non hanno portato alcun beneficio a lungo termine alla nostra Regione”.
S: “Innanzitutto credo che sul tema petrolio e quindi royalties ci sia poca informazione. Iniziamo col dare una corretta informazione che non si limiti solo a qualche link sui social. Un’incompleta informazione rischia di diventare disinformazione, soprattutto su un tema come quello delle royalties. Non ci dimentichiamo che, come tutte le Regioni e l’Italia intera, anche la nostra ha attraversato momenti di crisi. L’utilizzo di tali risorse ci ha permesso di adottare delle politiche di coesione istituzionale, sociale e di sviluppo. L’amministrazione Regionale ha saputo bene interpretare questi processi, basti pensare al piano triennale per la disabilità”.
B: “La scelta di fondare il bilancio regionale sulle royalties è una irresponsabilità politica che ha reso vulnerabili i conti,tanto da essere attenzionati dalla magistratura contabile e da consegnare a noi lucani una mortificante e assurda gestione contabile provvisoria. È il fallimento annunciato di una classe politica che non ha mai provato a progettare un modello di sviluppo per questa Regione, emarginandola senza trarne vantaggi territoriali. Con la diminuzione dei ristorni del petrolio e i maggiori tagli dello Stato, sono emerse le responsabilità politiche su aumento degli sprechi, incapacità di utilizzare le risorse europee come leva di sviluppo e spesa pubblica senza alcuna ispirazione alla crescita o lungimiranza di investimento. Per cambiare questo disastro sarà necessario cambiare tutto, partendo dalla classe politica e dei dirigenti, questi ultimi da selezionare sulla base delle idee innovative e scelte meritocratiche”.
La vicenda dell’acqua ai trialometani ripropone con forza il tema dei controlli e della tutela della salute e dell’ambiente: cosa fare per una nuova governance del settore?
V: “Gli enti preposti al controllo hanno bisogno di riacquistare credibilità, svincolandosi il più possibile dalla politica e dialogando maggiormente con gli enti locali, spesso chiamati a svolgere attività di controllo che non gli competono e per cui non sono strutturati, al fine di tutelare i territori e i loro cittadini”.
S: “Sulla vicenda dei trialometani si sta ponendo molta attenzione affinché questo disagio momentaneo non venga sottovalutato. Come spiegato dal presidente Pittella, la maggiore presenza di trialometani è dovuta ad una struttura idrica sovradimensionata rispetto alle utenze. Il tema è serio. I dati lo dicono in modo chiaro. Ora però la priorità è risolvere il problema con chiarezza e trasparenza. Cerchiamo di non strumentalizzare le questioni serie solo per accaparrarsi qualche voto in più: il rischio è lasciare che questioni di un certo spessore entrino a far parte dei rituali teatrini della politica. La Regione sta provando a risolvere il problema e questo ci spinge ancor di più ad un necessario controllo costante, continuo e permanente del sistema ambientale e ad informare i lucani attraverso una comunicazione corretta, precisa e trasparente”.
B: “Ripartiamo con l’investire sulla straordinaria manutenzione delle condotte perché sappiamo benissimo che le stesse sono ridotte ad un colabrodo con perdite dal 40 al 70%. Bisogna investire sulla captazione delle sorgenti di acqua ancora prima che le stesse raggiungano gli invasi delle dighe, ormai “assuefatte” all’inquinamento, e per le quali la bonifica richiederebbe maggiori capitali ed investimenti. Nessuno venga a dire che non ci sono sorgenti, in quanto dal Pollino si perdono centinaia di litri al secondo di acqua pura che finiscono nella diga di Senise per ridarcela inquinata.Da ultimo, si potrebbe pensare all’ammodernamento del potabilizzatore di Montalbano Jonico, considerato da molti il principale indiziato, sostituendo il processo attuali di filtrazione a sabbia quarzifera con quelli di filtrazione su carboni attivi granulari (GAC) come il Camastra in modo da uniformare i procedimenti”.
La Basilicata e il lavoro che non c’è: qual è la ricetta per crearne di nuovo? Come si ferma la fuga dei cervelli?
V: “Credo debba finire l’epoca dell’assistenzialismo fine a sé stesso: i programmi di inserimento al lavoro, specie delle fasce più deboli, devono accompagnarsi ad una seria riforma dei centri per l’impiego e collegarsi meglio alle realtà produttive, che, a loro volta, devono essere incentivate alle assunzioni mediante una minore pressione fiscale. È necessario anche investire sulle risorse virtuose del territorio, come l’agricoltura e il turismo”.
S: “Il problema è purtroppo talmente complesso da non poter essere spiegato in sole due righe. Mi sento di dire che la politica del lavoro bisogna disarticolarla per come è la nostra regione: ogni zona e territorio ha la sua vocazione. Compito della politica è assecondare e valorizzare le vocazioni produttive del territorio. Ad esempio, nel Metapontino che ha una vocazione turistica e agricola, bisogna mettere in campo una politica di sostegno che miri a migliorare il tenore lavorativo nell’ambito agricolo e turistico. La regione, in previsione di Matera Capitale Europea 2019, sta mettendo in campo interventi per destagionalizzare il settore turistico nel Metapontino: questo porterebbe lavoro per un periodo più lungo. Penso anche ai bandi messi in campo per l’agricoltura e ai primi insediamenti. Detto in parole povere, no alla politica del sussidio e si alla politica del sostegno e ad una politica attiva del lavoro che permetta a chi acquisisce competenze e professionalità, anche all’esterno della regione, di poter ritornare per metterle a frutto e farle diventare un valore aggiunto per la nostra stessa regione”.
B: “Più competenze per far ripartire il lavoro e più riforme per accelerare i progetti innovativi imprenditoriali per uscire dai percorsi di studio senza sbocchi professionali: solo così può ripartire l’occupazione. Più conoscenze informatiche e delle nuove tecnologie digitali, da relazionare con le piccole e medie imprese presenti sul territorio. Indirizzare le pratiche agricole verso processi produttivi tali da conquistare i mercati nazionali ed esteri per qualità e competitività.Avviare una nuova fase ricostituente del pensiero di governance. Per quanto riguarda la fuga di cervelli bisogna distinguere quelli che scelgono di andare all’estero per realizzare i loro sogni da quelli che sono costretti ad emigrare: ai primi auguro un futuro glorioso per loro ed altisonante per la Basilicata; ai secondi dico che basterebbe pensare ad un bando pubblico per selezionare i progetti innovativi e meritevoli in ambiti di sviluppo predefiniti e realtà imprenditoriali presenti sul territorio ed offrire loro collaborazioni biennali, affiancandoli a tali strutture per favorirne occupazione e crescita imprenditoriale. Così facendo si consolidano anche le imprese”.
di Piero Miolla