Ugo Baldassarre si racconta su 106 Express …
RUBRICA di FOTOGRAFIA
Di Alessia Pica
Ho conosciuto Ugo Baldassarre, fotografo, ad Altamura durante uno dei suoi workshop sul ritratto, una delle sue specialità. Lo seguivo da tempo, interessata al suo stile fotografico, semplice, delicato e composto, ma nello stesso tempo penetrante. Ugo, è tra i vincitori del concorso internazionale ImagOrbetello 2018 per la categoria Ritratti.
Ciao Ugo, sei un fotografo, lucano ma vivi a Parma. Intanto, congratulazioni per il tuo ultimo importante risultato all’Imago Photofestival 2018. Quando hai iniziato a fotografare? Ugo B.: per la precisione sono pugliese all’anagrafe, lucano di adozione perché ho abitato Matera durante l’infanzia e nell’adolescenza per poi trasferirmi a Parma e proseguire i miei studi. La fotografia, per certi versi, è stata per me una scelta naturale, perché mio padre aveva sempre la sua Pentax al collo. Tuttavia, la vera folgorazione è avvenuta in età più matura quando, durante gli studi universitari, dovetti iniziare ad occuparmi di materiale fotografico in una grande catena commerciale. In questo modo, instaurai il mio rapporto diretto con la fotografia. In quegli anni, le piattaforme social erano appena agli inizi e perciò fu tutto più stimolante.
Foto di Ugo Baldassarre
Come si decide di essere fotografo? Cosa e come accade. Qual è la tua esperienza? Ugo B.: dopo questo periodo e grazie al mio carattere propenso al contatto con il pubblico, il passaggio da amatore a fotografo di professione fu automatico e naturale, iniziai così a lavorare su commissione da subito con ottimi risultati. E’ così che questo è diventato il mio lavoro. Ovviamente è stata una scelta non facile perché ho dovuto prendere una decisione molto coraggiosa e cioè quella di licenziarmi dal mio lavoro ormai sicuro di commesso venditore.
Sei stato coraggioso Ugo, ma posso capirti, si tratta di una chiamata forte che ti dà la forza di prendere decisioni che posso sembrare assurde, ma non lo sono. Cosa vuol dire per te la fotografia? Ugo B.: per me la fotografia è tutto. E’ un modo di vivere la mia quotidianità, è vedere cosa succede, è raccontare me stesso e lasciare anche un segno, un ricordo di come è il mondo oggi. Fotografare è capire una situazione, coglierne l’essenza, scoprirne relazioni prima nascoste tra elementi presenti. Ognuno di noi può sviluppare un proprio senso fotografico e, certamente, al linguaggio visivo, in futuro, sarà riservata sempre più importanza.
Ugo, vorrei chiederti un’ultima cosa. A parere tuo, quali doti, in base all’esperienza da te maturata, bisogna avere per essere fotografi? Ugo B.: quando chiami un idraulico che doti si suppone cha abbia? Che sappia fare il proprio mestiere, ovviamente. Nessuno si aspetta che un idraulico non sappia fare bene il proprio mestiere, invece nella fotografia questo sembra quasi un optional. Per troppe persone possedere lo strumento di qualità è già sufficiente. Come già detto, bisogna fare distinzioni di casi, certamente la dote principale è la curiosità per il mondo. Senza curiosità non avremmo nulla da raccontare e perciò nessun senso per fotografare. Basta dare uno sguardo al web, questo è strapieno di fotografie tutte uguali, livellate, che si copiano e si inseguono sui forum. A volte, si tratta di fotografie che rappresentano un esperimento tecnico, a tratti esasperato, ma che hanno completamente perso qualsiasi tipo di messaggio. In sintesi, la dote deve essere la capacità di mettere sé stessi in quello che si racconta e ciò significa necessariamente attingere al proprio background culturale, in ogni istante, in ogni situazione per poter decifrare il contemporaneo attraverso il nostro obiettivo.
Ugo, grazie per questa chiacchierata, so che a Settembre ritornerai tra Basilicata e Puglia per riproporre uno dei tuoi interessanti workshop, giornate in cui sveli i tuoi segreti di professionista, basta avere una propria macchina fotografica per accedere al corso. Spero di rivederti in quell’occasione, nel frattempo ti auguro buona luce amico e collega!