UNA PARITA’ ANCORA IMPARI …
15 SETTEMBRE 2018 – 15 SETTEMBRE 2019. PER NON DIMENTICARE …
di Rosanna Travascia
E’ trascorso ormai un anno da quel soleggiato sabato mattino settembrino in cui i sogni della nostra giovane redattrice, nonché poetessa, risorsa di grande valenza individuale e sociale, promotrice di innumerevoli eventi culturali, Angela Ferrara, sono stati infranti dai colpi di pistola d’ordinanza dell’uomo dal quale si voleva separare, nei pressi della scuola dove aveva appena accompagnato il loro figlioletto.
106 Express ha avuto il privilegio di conoscerla e per mantenere in vita il suo ricordo nelle nostre azioni, nonché al fine di promuovere una corretta cultura della relazione maschio-femmina, Le dedichiamo il seguente articolo:
UNA PARITA’ ANCORA “IMPARI”: LA TRADUZIONE OPERATIVA NEL SETTORE EDUCATIVO CONTRO GLI STEREOTIPI DI GENERE
Viviamo in un contesto socio-culturale intriso di stereotipi di genere molto taglienti. Partendo dal presupposto che il sesso è “ciò che si è” e il genere è “ ciò che si fa”, vale a dire un “ costrutto sociale”, impariamo ad essere rispettosi dell’antinomia identità-differenza, costitutiva di ogni soggetto. Da dove iniziare? La strada è una sola e passa attraverso due corsie: cambiare l’atteggiamento mentale delle persone e offrire ai bambini modelli educativi alternativi. Sappiamo che l’italiano è una lingua flessiva, esistono una radice e una desinenza, ovvero le parole vengono declinate. L’Accademia della Crusca sostiene la declinazione dei termini maschili e femminili, come previsto dalla grammatica italiana, per indicare ruoli istituzionali (la ministra, l’avvocata, la capitana, l’assessora) e professioni alle quali l’accesso è normale per le donne solo da qualche decennio, così come del resto è avvenuto per professioni tradizionali (l’infermiera, la maestra, l’attrice, ecc.). Mettiamo in discussione il linguaggio poiché è erede di pregiudizi, credenze e presupposti della società. Ad esempio espressioni del tipo “Piangi come una bambina” oppure “Non fare il maschiaccio”, spesso, sono usate impropriamente. Gli stereotipi di genere iniziano a radicarsi nei bambini e nelle bambine già dai primissimi anni di vita. La pedagogia di genere mira ad educare loro al rispetto nei confronti dell’altro sesso per promuovere un cambiamento sociale. Supportiamo i bambini nel processo di esplorazione della loro identità e conduciamoli nel percorso di crescita affinché non siano condizionati nel modo di comportarsi, di giocare, di pensare o di sognare: aiutiamoli a valorizzare e a rispettare le differenze, sviluppando un pensiero critico adeguato. Assicuriamoci che il bambino comprenda che i ruoli di genere sono una sciocchezza: Non ci sono “lavori da maschi” e “lavori da femmine”… ma solo lavori per cui si è portati o meno; le pulizie di casa sono equamente divise tra mamma e papà; i colori servono per esprimersi, non per ridurre il mondo in categorie: azzurro non è uguale a maschio e rosa non è uguale a femmina; una bambina quando gioca ha lo stesso diritto di sporcarsi e muoversi dei suoi amici: vestiamola comoda; facciamo scegliere ai nostri figli il loro sport, anche se sono gli unici maschi nella classe a fare danza o le uniche femmine a giocare nella squadra di calcio; le bambole non sono solo per le femminucce, così come le macchinine non sono solo per i maschi. Lo sviluppo della personalità avviene in interazione con il mondo e con le persone dove si acquisiscono delle informazioni sui ruoli di genere anche attraverso il gioco, la lettura, i mass-media, offrendo loro l’accesso a un mondo parallelo fatto di trame, di personaggi e situazioni. Il tentativo che posiamo fare è quello di sostenere i bambini a riconoscere gli standard culturali e sociali che impongono di conformarsi a modelli predefiniti di maschi e femmine.